CUBANITÀ

La cubanità è un sentimento di appartenenza molto forte: è l’orgoglio di essere nati in un paese con una cultura e una storia più grande della geografia… è il fatalismo che ci segue sempre, anche lontano da Cuba… È la musica, il baseball, il rum, il tabacco, il ballo, le donne belle e orgogliose della loro bellezza, il caldo, il mare, la grande letteratura e la poesia che qui si è scritta. La cubanità è un miracolo di cui tutti coloro che sono nati nell’isola fanno parte, per legge ma soprattutto per orgoglio.

Leonardo Fuentes Padura

 

E’ complicato rispondere quando qualcuno chiede come sia, al giorno d’oggi, aggirarsi per l’isola di Cuba, attraversarla con pullman e collettivi da Viñales a Baracoa immergendosi nella vita locale e sostando nelle casas particulares. Esito nel rispondere perché dire “bello” è giusto ma anche insufficiente. Bello perché è un’ esperienza che porta direttamente nel passato immersi nelle intatte città coloniali, nel caldo mare caraibico, nel centro di Habana e Trinidad, nelle verdeggianti sierre, nelle tavole imbandite con aragoste appena pescate, nella voglia di ballare e cantare a qualsiasi ora un bolero cubano; spiacevole perché la libertà dell’uomo che abita Cuba è limitata, vi è impossibilità di sviluppare idee personali poiché è lo stato che provvede o meglio dovrebbe provvedere a non farti mancare nulla ma si limita con le poche possibilità di cui dispone a fornire l’essenziale ed a far sopravvivere i suoi abitanti. I contadini lavorano ancora con l’aratro trainato dai buoi ed un coltivatore di tabacco è obbligato a cedere il 90% del suo raccolto allo stato. L’ alfabetizzazione ha raggiunto il 100% della popolazione ma sono pochi gli studenti autorizzati dallo stato a proseguire gli studi universitari, la sanità è pubblica ma retrograda senza sufficienti medicine o strumentazione adeguata, lo stato ammette un solo partito comunista, lo stipendio di un medico statale è di circa 70 euro mensili ma per acquistare una bottiglia di shampoo ne servono 12. Il guadagno giornaliero di una governante corrisponde a meno di un euro al giorno, pertanto ogni mancia ricevuta dai turisti è una manna dal cielo. Questa povertà diffusa favorita dall’embargo cinquantennale americano ha da una parte reso le persone estremamente solidali tra loro ma ha anche indebolito il popolo ora preda di confessioni religiose che a differenza dei partiti politici si diffondono copiose. Le persone si ingegnano ed autoproducono tutto quanto possono evitare di acquistare, non mangiano praticamente carne rossa, fanno lunghe file con la libreta una tessera per ricevere gli alimenti forniti dallo stato come riso e uova, sono esperti nell’aggiustare qualsiasi cosa, condividono i mezzi di trasporto per spostarsi, modificano ad oltranza macchine d’epoca alle quali hanno sostituito i motori con rocambolesche importazioni di pezzi di altre auto ed inserito con molto ingegno l’aria condizionata, ospitano nelle loro case i turisti pagando tasse altissime allo stato ed esperano. La Revoluciòn non ha nel tempo realizzato il bene comune che proclamava eppure ancora i Cubani attendono che alcune promesse di Castro vengano realizzate, che qualcosa cambi e migliori la loro vita. Il riferimento storico di ogni racconto gira intorno ad “ antes e después el triunfo de la Rivolution”. Prima e dopo. Arrivando a Cuba dall’ Italia si spostano le lancette dell’orologio indietro di sei ore, ma in realtà si dovrebbe spostare l’intero calendario indietro di sessant’anni. Molti Cubani logorati dalla lunga attesa, non possono costruirsi un futuro migliore. Chi ha un progetto o un’ ambizione personale cerca di spostarsi in America per realizzarlo. Qualcuno torna con dei risparmi, non tutti desiderano continuare a vivere altrove, per poi acquistare una casa con camere da affittare ai turisti sfruttando la recentissima introduzione del “cuentapropismo”, il lavoro per conto proprio. Lo straniero è visto come una grande moneta che cammina dal quale prendere tutto il possibile, tutto ciò che lo stato nega ai suoi cittadini. Dal 1994, dopo il crollo dell’unione sovietica e la grave crisi in cui è piombata Cuba che ha visto scomparire il suo partner commerciale, vige un sistema con la doppia moneta dove gli abitanti di Cuba ricevono lo stipendio, pagano i prodotti e i servizi di base in pesos comuni (CUP), mentre per i prodotti importati e alcuni servizi, come il turismo, vengono utilizzati i pesos convertibili (CUC). Un CUC vale 26 CUP , poco mendo di un Euro. Per un turista accorgersi di aver ricevuto da un commerciante un resto in CUP invece che in CUC è frequente. Sebbene non ci siano problemi di ordine pubblico o delinquenza capita che qualcuno, se può, se ne approfitti. La televisione è accesa ovunque e nel filtro che lo stato pone ai suoi contenuti ha superato il controllo la serie del Commissario Montalbano che risolve i suoi casi anche nelle verande di Santiago de Cuba. Tramite le informazioni che giungono dai parenti lontani e la lenta connessione internet fornita da un cavo sottomarino proveniente dal Venezuela i cubani conoscono il mondo fuori dalla loro isola ma, uscire da Cuba fisicamente o connettersi tramite WIFI nelle strade dove in alcuni
punti c’è il segnale, ha ancora dei costi proibitivi se paragonati ai loro stipendi. Una abbondante malinconia è quello che lascia questa grande isola delle Antille piena di contraddizioni e bellezza che spinge comunque a tornarci per compiere ad occhi aperti un viaggio, a tratti dolce in altri amaro, a ritroso nel tempo.